BOL - Digging In Graffiti

Rubrica: Digging In Graffiti

Autori: Kode

Tempo di lettura: 6 minuti.

Oggi torniamo in Italia con BOL, una nuova intervista per la rubrica Digging in Graffiti. Roma è una città molto hardcore e che nel tempo ha mostrato di essere piena di bellezze e contraddizioni, con Bol cerchiamo di entrare nell’underground romano…


Partiamo dall’inizio, come è nata la passione per i graffiti? E cosa ti ha spinto ad iniziare?

Ho iniziato a scrivere il mio tag BOL dopo averne usati due o tre per pochissimo tempo. Fino al 1990 facevo murales ed in generale disegnavo per rendermi attraente verso il genere femminile, per superare una leggera timidezza negli approcci il disegno è stato un ottimo strumento. Il passaggio dal muralismo al writing è nato soprattutto dalla necessità di una ricerca più personale, incentrata su me stesso, ma che comunque mi avrebbe mantenuto all’interno di un gruppo, una crew appunto.

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Come era far parte del movimento dei graffiti in italia in quegli anni? e cosa significava farne parte per te?

All’inizio degli anni ’90 eravamo pochissimi a scrivere i nostri nomi in strada a Roma, ma c’era già una bella scena italiana e diversi mezzi e spazi di comunicazione a supportarci. A parte qualche jam, fanzine autoprodotte, i giri di telefonate sui fissi, i citofoni dei palazzoni, i writer corner (tipo “la rotonda” sulla terrazza davanti al Colosseo), ricordo con piacere le chat online su Mirc (IrcNet) su quei canali che cominciavano col cancelletto tipo #writerz #hiphopitalia ecc. che garantiscono tutt’ora una discreta privacy. Per un metallaro far parte di un movimento che non esisteva risultava sconvolgente per molti, ma poi col tempo ci si è abituati a quella strana disciplina che DJ Iceone chiama la più indisciplinata di tutte le 4 che compongono l’HipHop. I writers si sono sentiti più liberi di esprimersi come volevano ad esempio elaborando stili di lettering che si discostano anche parecchio dal classico stile wild di NY. Per me era ed è tutt’ora una scusa per stare insieme a gente che mi piace, persone che riescono a pensare fuori dagli schemi che non si fanno problemi ad infrangere regole che non sentono proprie, un modo per esprimere agli altri la parte migliore di me.

Roma è una giungla urbana, città d’arte e bellezze storiche, ma con un forte movimento underground. Il writing si è radicato in fretta nella capitale, dal bombing agli stencil, dalle metro ai treni, ci chiediamo quale era la tua fonte di ispirazioni?

Ho iniziato a dipingere al CSOA Forte Prenestino dove autogestivo il Laboratorio di Disegno, praticamente un covo di writers che da tutta Roma giungevano lì fondamentalmente per divertirsi, ma anche per pianificare azioni urbane, realizzare striscioni e allestimenti scenografici del movimento extraparlamentare dei centri sociali, per organizzarsi ed andare a ballare ai primi rave party ecce cc. Quindi se Roma era una giungla noi eravamo gli indigeni che se la spassavano senza problemi in un ambiente underground molto stimolante ed internazionale. Qui abbiamo fondato crews e family come il Tremaroma, e siamo stati fonte di ispirazione di stile, non solo di lettering, ma anche di vita per molti writers che sono venuti dopo.

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Secondo te l’evoluzione dei graffiti nel nostro paese e nel mondo rispecchia ancora i valori iniziali?

Valori iniziali? Non credo ci siano valori iniziali a cui ispirarsi, anzi a dirla tutta credo che il writing sia sopravvissuto a decenni di cambiamenti storici e sociali proprio per la sua natura selvaggia ed adattiva. E’ come un virus che muta coi tempi, con nuovi modi di socializzare, nuove modalità espressive, nuovi mezzi di produzione, al marketing e a tutto quello che è il contesto in cui si sviluppa. E’ un po’ come la matita, è uno strumento che puoi usare per fare diverse cose oltre a disegnare e ogni giorno qualcuno si inventa qualche modo nuovo, per questo ancora le producono nell’era del disegno digitale.

Negli anni in Italia c’è stata una forte repressione verso i writer, con leggi severe, come pensi che questo abbia influito sui writer?

Penso che l’articolo 639 del codice penale italiano (deturpamento e imbrattamento di cose altrui) vada abolito o almeno depenalizzato in quanto credo che un reato penale non riguardante danni fisici a persone e che può portare a pena detentiva in carcere fino a 2 anni sia incostituzionale e soprattutto lede la libertà di espressione a favore della difesa della proprietà privata. Per questo ho supportato diverse lotte dal basso supportando l’hashtag #change639 su socialmedia. D’altra parte credo che i writers, essendo persone soprattutto giovani, trovino sempre il modo di realizzare quello che vogliono al di là di qualsiasi forma di repressione, dunque non credo che questa abbia influito più di tanto alla sua diffusione. La dimostrazione di ciò è visibile sui muri delle nostre città come sui suoi mezzi di trasporto, i social ecc.

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Oggi giorno i Graffiti hanno ancora una potenza di una volta? Per potenza intendiamo un valore e un sentimento di rivendicazione dei propri spazi, di mostrare chi si è attraverso l’arte?

I valori che si intendono esprimere in qualsiasi azione penso siano strettamente personali e generalizzare è spesso un errore che viene commesso pensando che ciò che ci circonda sia lo specchio di quello che pensiamo noi. In realtà la maggior parte dei writers dipingono semplicemente perché lo ritengono divertente. Che poi sociologi, antropologi e altri writers più in là sia di età che di esperienze di vita ritengano di associarlo a dei valori è soggettivo e di poca importanza. Ho personalmente ritenuto necessario associare valori e significato al writing dal primo momento che l’ho praticato e credo sia ancora un modo valido per esprimersi, ma mi rendo conto che non è così per tutte/ tutti e rispetto profondamente la loro libera scelta.

L’hip hop è una cultura che ha abbracciato i graffiti facendone un pilastro importante del proprio immaginario, film cult come Wild Style mostrano come le arti dell’hip hop si mescolano perfettamente, ancora oggi è così o quel senso di appartenenza si è affievolito?

Parecchi film cult riferiscono di immaginari che appartengono ad un numero limitato di persone, per questo sono da loro apprezzati e per questo lasciano indifferenti tutti gli altri. L’appartenenza del writing all’HipHop è paragonabile all’appartenenza del writing all’arte, ancora se ne discute e non credo si raggiungerà mai una chiara definizione oggettiva.

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I tuoi puppet spesso raccontano storie, e spesso sono una critica sociale o mettono in mostra certi aspetti della nostra società, quanto per te è importate veicolare un messaggio nei tuoi pezzi?

E’ importantissimo, dal primo momento in cui ho iniziato a disegnare (all’asilo, credo) ho sempre lanciato messaggi verso chi avrebbe guardato le mie opere, credo non avrei potuto fare altrimenti. A volte i messaggi che invio sono espliciti (parole scritte e ripetute dai miei personaggi LALLO e LALLA la pappagalla o da personaggi dei fumetti e cartoon) a volte meno e più intimi (soprattutto nello stile dei “tubismi” e nel lettering). Spesso cercano il sorriso e il ragionamento di chi guarda, mai esprimono il mio dolore, ma solo la mia gioia.

La competizione è parte integrante dei graffiti, e a Roma la situazione è di una competitività estrema, come l’hai vissuta e/o la vivi? e secondo te questa competizione porta i writer a spingersi sempre al limite?

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La voglia di competizione è secondo me il retaggio di una fase adolescenziale mai superata, nel migliore dei casi. Io l’ho vissuta, come la maggior parte di noi, ma poi sono diventato adulto e ho capito che ci sono altri motivi validi per spingersi al limite e/o rischiare. Motivi che riguardano problematiche più complesse che il semplice volersi sentire il miglior writer o il più rispettato o il più qualsiasi cosa di altri.

Chiudiamo chiedendoti un aneddoto riguardante i graffiti?

Una volta delle guardie mi hanno beccato in flagrante mentre dipingevo un treno FS. Erano con tanto di cane da guardia e armi spianate. Ci hanno fatto prendere un bello spavento e ci hanno raccontato le solite duemila storie facendoci perdere tutta la notte. Comunque alla fine della fiera ci hanno rilasciato e dato un bollettino postale con l’intestazione delle FS, con su scritta la cifra della multa e i codici delle infrazioni (tra cui attraversamento di binari e altre amenità) che, secondo loro, avremmo dovuto pagare per i danni arrecati alle carrozze… beh dovrei averlo ancora da qualche parte e no, non abbiamo mai pagato nulla.

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Pubblicato il 15 nov, 2022