TKid 170 - Digging In Graffiti

Rubrica: Digging In Graffiti

Autori: Kode

Tempo di lettura: 12 minuti.

L’intervista di oggi, a cui tengo particolarmente, perchè a differenza delle altre siamo riusciti a farla di persona, risale a circa un mese e mezzo fa quando TKid era a Roma. Si è reso disponibile per l’intervista, noi siamo partiti subito direzione Roma Fiumicino -dove alloggiava- ci ha accolti in camera, lo ringraziamo per la disponibilità e professionalità, ci siamo messi in balcone e abbiamo chiaccherato per un’oretta. Ecco a voi l’intervista


Quindi la prima domanda è: com’era New York quando hai iniziato in quegli anni?

Ho iniziato a fare graffiti nel 1973. Ero un street bomber ed ero un toy (ride ndr). Scrivevo King 13 e facevo parte di una gang era il mio nome di battesimo. Ho iniziato così per poi entrare in un’altra gang, la Sen 102, e nel 1977 mi hanno sparato alla gamba e allo stomaco. Quando mi hanno sparato ho lasciato la gang e sono diventato T-Kid 170 nel settembre del 1977.

Iniziai a colpire i treni subito dopo essere uscito dall’ospedale. L’intera cultura di strada si stava sviluppando, la musica, il DJing, l’MC e non si chiamava hip hop. Si chiamava semplicemente jam. Kool Herc, Grandmaster Flash erano i più famosi, ma ce n’erano molti. C’era un sacco di gente che faceva tipo Red Alert, Casanova, tutti questi altri ragazzi, ma quelli erano i principali che spaccavano. Quindi la musica era in corso e la cultura stava iniziando a svilupparsi.

C’era l’abbigliamento, tutto quello che indossavamo, la gente iniziava a indossare le Adidas perché venivano dall’Europa, i lacci gorssi delle scarpe, questo verso la fine degli anni Settanta. Nel 76' e 77' si è assistito a una trasformazione: la gente ha iniziato a indossare Puma. C’erano Adidas e Puma, ma prima ancora c’erano Pro keds and Convers. Alla fine degli anni 80 arrivarono le Fila, Diadora e altre cose dall’Italia. Prima Fila e poi Diodora. Ed è così che si è sviluppato l’abbigliamento da strada, sopratutto le scarpe da basket erano una cosa popolare ai tempi. Sai, perché quando vai al negozio le vendono come se fossero la limousine dei piedi.

Quando vieni da quartieri poveri, quando la gente cresce con certi miti, poi vuoi averle e indossarle. La droga circolava in strada, c’erano molte bande, e ognuno pensava a sè. Fortunatamente la situazione stava iniziando a cambiare lentamente e la cultura ha iniziato a svilupparsi, per divenire ciò che adesso chiamiamo Hip Hop.

Ma in realtà era un misto di cose, anche se i graffiti erano un elemento a sé stante, erano già presenti, prima dell’abbigliamento, della break, del DJing e anche la musica sono cose arrivate dopo.

Subway

Dal nostro punto di vista, New York sembrava un luogo magico in quegli anni, questa era la percezione che abbiamo dai documentari, dalle fanzine e dagli altri canali. Era davvero così?

Era un posto davvero magico, voglio dire, c’erano un sacco di cose in corso, un sacco di nuovi club che iniziavano a spuntare, come il Fever. C’erano tutti questi posti sulla T-Connection che stavano iniziando a sorgere, perché devi capire che per la nostra età non potevamo entrare nei club, così abbiamo iniziato a creare le nostre cose. La maggior parte delle nostre jam erano nei parchi e nelle strade.

Come era per te essere un adolescente in quegli anni?

In quegli anni era tutto nuovo, vedevo tutto quello che succedeva, era come vedere nascere un mondo nuovo. Era eccitante, perché stavamo dipingendo treni e creando cose, tutto iniziava a prendere vita.

Non le vecchie cose conservatrici, le stronzate che c’erano, tutto cominciava a cambiare: lo stile dei vestiti, i luoghi in cui potevamo andare, e poi sentire la nostra musica nelle radio e nelle strade. Vedere la nostra arte nelle gallerie è stato fantastico per noi.

Agli inizi, avresti mai immaginato che i graffiti sarebbero diventati ciò che sono ora? Una cultura mondiale.

Quando ho iniziato a dipingere i treni e a fare break dance non ho mai pensato che avrebbe lasciato New York.

Nessuno lo immaginava. Grazie a persone come Martha Cooper e Henry Chalfant che hanno messo insieme il libro: Subway Graffiti Art. Quando Henry Chalfant e Darren Silver hanno fatto il documentario: Star Wars. Lì ha iniziato a uscire fuori tutto quello che stavamo facendo.

Il mio primo viaggio in Europa è stato un lavoro su commissione a Londra, nel Regno Unito, per la TDK Tapes; ho dipinto un murale, ma si trattava ancora di una piccola cultura in Europa, per pochi, poi in seguito è cresciuta e si è sviluppata. In effetti è diventato più popolare qui in Europa che a New York, e questo ancora oggi mi stupisce! Non avrei mai pensato che sarebbe successo, ed è un peccato che la gente ami l’Hip Hop, i Graffiti, la break dance più in Europa e oltreoceano che a New York, è pazzesco!

C’è ancora gente che lo fa, ma non è così grande come all’epoca, e i ragazzi come me di quell’epoca sono unici nel loro genere. Siamo persone speciali perché siamo quelli che hanno sviluppato questa cultura, che hanno visto accadere questa merda, l’abbiamo vista e non sapevamo nemmeno cosa stavamo facendo, stavamo solo facendo ciò che ci piaceva.

Eravamo noi stessi, facevamo solo quello che facevamo di solito, e vedere che si è diffuso ovunque e che ora voi lo fate e lo amate e lo apprezzate e lo avete portato al livello successivo, è davvero incredibile, cazzo.

Sono molto felice di averne fatto parte, di aver fatto parte delle fondamenta, di averlo fatto davvero bene. È come dire che San Paolo è il fondamento della chiesa cattolica. Ci sono ragazzi come me, ragazzi come Cool 131, Skeme o Part One. È stato unico nel suo genere.

Subway

In quegli anni, la competizione con gli altri writer era una motivazione per alzare il livello?

Oh, assolutamente, cercavamo sempre di superarci a vicenda quando si trattava di graffiti, quando si trattava di qualsiasi cosa, ci provavamo sempre. I DJ cercano di essere migliori degli altri DJ, i writer cercano di essere migliori degli altri writer, i ballerini lo stesso, era molto competitiva la situazione, c’era molta energia.

Voglio dire, ci battevamo l’un l’altro, era come se fossimo dei fanatici del calcio, è la stessa mentalità, tutti erano orgogliosi di quello che facevano e volevano essere migliori. È per questo che i ragazzi come me sono diventati bravi molto velocemente. Io fortunatamente ho imparato dai migliori, ho imparato da Padre Dos e da Tracy 168. Ho imparato da questi ragazzi da loro, li ho ascoltati e osservati in quello che facevano.

Mi hanno insegnato tutto quello che dovevo sapere. Mi hanno detto di guardare sempre e se vedi qualcosa che ti piace, incorporalo nel tuo pezzo, ma non fare la stessa cosa, incorporalo rendendolo una tua cosa.

È quello che ho fatto e sono diventato davvero bravo, sono diventato uno dei migliori di quel periodo, e ancora oggi sono in grado di dipingere, e la gente mi guarda e dice:

“Cazzo, amico, hai 61 anni e ti arrampichi ancora su per i treni, giù per questo e per quello, e fai ancora queste cose”.

e io dico:

“Sì, amico, perché è questo che mi fa andare avanti, è questa la mia motivazione, la passione, la mia passione per questa merda è infinita”.

Subway

Cosa significava essere parte di una cultura che si stava sviluppando? Cosa significava far parte di una comunità di artisti che si stava formando? Creare regole, stili e altro ancora

Era tutto molto competitivo, ti creavi le tue crew, le tue cricche, e stavi insieme ai tuoi amici e competevi con tutti perché era così, e i ragazzi come me prendevano cercavano di prendere le yard e farle proprie.

Quando noi trovavamo nuove yard nessuno poteva andarci olte a noi, c’era chi poteva e chi no.

Niente è più forte della famiglia e i miei amici erano la mia famiglia ed è con loro che ho stretto un forte legame e insieme siamo stati in grado di fare molte cose e di essere migliori di molte altre persone perché abbiamo fatto questo insieme.

Se penso ai graffiti di New York mi piace immaginare la metropolitana piena di graffiti, ed è la prima cosa che mi viene in mente, giusto? Era un simbolo forte?

Da quando ho memoria i treni erano pieni di graffiti, fin da quando ero un ragazzino, è sempre stato così, ma verso la fine degli anni ‘70 e l’inizio degli anni ‘80 non c’era più spazio e tutti passavano sopra a tutti. Dalla fine degli anni ‘60 alla metà degli anni ‘70 ho iniziato a vederli dappertutto, non c’era molto colore, erano per lo più tag e cose del genere all’inizio, e poi più tardi, verso il 74/75, si è iniziato a vedere lo sviluppo dello stile.

Voglio dire, c’era Phase2 e quei ragazzi che facevano il riff delle lettere a bolle d’aria e cercavano di creare alcuni stili meccanici e cose del genere, ma da lì è iniziato a svilupparsi in cose più intricate. Alla fine degli anni ‘70 e all’inizio degli anni ‘80, le tag cominciarono a diventare sempre più, e sempre più eleganti, i treni erano costantemente bombardati di graffiti, non si poteva salire su un treno senza che fosse bombardato, era molto raro trovare un treno pulito e quando lo si trovava non rimaneva pulito a lungo (ride ndr).

Dicevano che era un “cancro”, che era un cancro per le metropolitane, che era una cosa brutta. Se si guardava davvero a come era la società conservatrice a quel tempo, perché era molto conservatrice, la gente amava che tutto fosse perfetto e credeva che tutto fosse incasinato,la città stava cadendo a pezzi, le infrastrutture erano tutte incasinate, i ponti, i treni del cazzo erano un casino. Stavano solo rubando soldi l’uno all’altro, dal governo alla gente, e avevano bisogno di qualcuno da incolpare e presero i graffiti come il capro espiatorio, sai, usarli come la via di fuga, in modo che invece di puntare il dito contro di loro potessero puntarlo contro tutti gli altri.

Ho lavorato per il governo e so cosa facevano e come ricevevano i soldi dal governo federale per tenere puliti i treni, ma poi facevano nulla per i treni, così potevano continuare a ricevere i soldi, la stessa cosa con la riparazione dei ponti, New York era molto corrotta. Odio dirlo, ma era corrotta politicamente, tutti questi repubblicani figli di puttana erano così fottutamente corrotti. Era ridicolo.

Ritieni che oggi i graffiti abbiano ancora il potere che gli è proprio e quindi il valore di rivitalizzare il nostro spazio?

Beh, ha avuto la forza di prendere spazio e di far capire alla gente che esiste uno spazio pubblico che può essere usato per creare.

I graffiti sono uno degli strumenti più potenti che ci siano, sono stati usati nel corso della storia per diverse ragioni, sia politiche che territoriali, ma sono anche lo strumento più potente del pianeta quando si tratta di comunicazione.

È per questo che le grandi aziende lo usano per vendere vestiti, per vendere prodotti, per vendere Mountain Dew o Coca Cola, perché parla a tutti, oltrepassa tutti i confini religiosi, culturali o di altro tipo, oltrepassa tutto e parla a tutti, ha qualcosa da dire, che sia buono o cattivo, ha qualcosa da dire.

Subway

Quando hai iniziato quali sono state le tue maggiori ispirazioni e anche se non c’era una comunità di writer sviluppata, forse hai preso ispirazione da altri tipi di arte?

Quando ho iniziato la mia motivazione era quella di fare street bombing, mettevo il mio nome dappertutto nel quartiere, ero uno street bomber, ma poi ho visto la parte creativa, la parte artistica e sì, c’era una comunità di graffitari che erano davvero bravi e mi hanno ispirato, come Padre Dos, Tracy 168, Mark 198, questi sono i nomi che ho visto spesso, facevano lavori belli e colorati e io li ho visti e questo mi ha motivato a fare l’esterno dei treni, così quando sono diventato T-kid ho smesso di bombardare le strade e ho iniziato a fare interi vagoni, da un capo all’altro dei finestrini, ho iniziato a farlo e la mia motivazione è stata quella di trasformare questo brutto acciaio, questo posto sporco in qualcosa di bello.

Colpivo i treni perché avevano bisogno di essere colpiti, perché era mio compito assicurarmi che fosse più bello, perché il governo non faceva niente, cercava di fermarci, ma fermarci era impossibile, e ancora oggi è impossibile fermarci, e noi continuiamo a farlo.

In quegli anni New York era piena di forme d’arte, molti artisti si stavano stabilendo in città, dai più underground ai più mainstream, come percepivano il movimento dei graffiti? ad esempio Andy Warhol e altri

Persone come Andy Warhol abbracciarono la cultura perché sentivano l’energia che aveva, così come Henry o Martha Cooper, questi fotografi e produttori, cominciarono a vedere l’energia che c’era dietro e a capire che si trattava di qualcosa di speciale, di qualcosa di incredibile e sentirono il bisogno di documentarlo.

Tanti artisti hanno abbracciato i graffi, ed è così che si sono trovati davanti gente come Basquiat o Keith Herring, che hanno capito il potere di questa forma d’arte e ne sono diventati parte, non so come la pensassero gli altri, ma quegli artisti in particolare l’hanno amata.

Inoltre, come le gallerie d’arte hanno visto i graffiti?

All’inizio c’erano molte gallerie d’arte che vedevano sempre il valore del dollaro, vedevano i soldi che potevano fare e facevano soldi, facevano un sacco di soldi. Hanno fatto delle grandi collezioni e hanno visto che questo in futuro sarebbe diventato qualcosa ed è per questo che ora, soprattutto in Francia e in altri Paesi europei, ci sono delle squisite gallerie, delle bellissime collezioni di opere d’arte.

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Come si sono integrati i graffiti nel mondo dell’Hip Hop, fanno parte di quella cultura, ma provengono da una cosa diversa?

I graffiti sono sempre stati un elemento a sé stante. Si sono integrati nella cultura hip hop, ma sono sempre stati una cosa a parte, nata prima dell’hip hop. Per via di molti dei writer che erano coinvolti nell’hip hop i graffiti con il tempo sono diventata una delle discipline dell’hip hop.

I graffiti erano multiculturali: bianchi, neri, portoricani, tutti lo facevano… Non si può dire che fosse solo per le minoranze quando anche i bianchi ne facevano parte… In effetti, i bianchi sono stati quelli che hanno iniziato davvero, se ci pensi bene, sono stati i primi ad arrivare, come Taki 183.

Questi ragazzi sono bianchi, sono greci e italiani e irlandesi e sì, è incredibile, la maggior parte dei ragazzi sono albanesi, è pazzesca la multiculturalità che si trova nei graffiti.

Era un elemento a sé stante, incorporato a causa della connessione, soprattutto alla fine degli anni ‘70, quando New York, in particolare il Bronx, dove questa roba è iniziata, dove è nata la cultura hip hop, era prevalentemente nera e latina, e c’erano un sacco di graffitari neri e latini che andavano alle jam indossando le loro giacche, i lacci grossi delle scarpe, i pantaloni a zampa d’elefante con i graffiti sul lato, le giacche con i graffiti sul retro e i lacci che correvano lungo il lato, e quando la gente li vedeva diceva: “Oh merda, è una figata, rendiamola parte della cultura hip hop”; ma come ho detto i graffiti sono sempre stati una cosa a parte.

L’ultima domanda. Per noi, almeno per noi che viviamo in Italia, l’hip hop è nato a New York. Come hanno vissuto i newyorkesi il fatto che in altre città abbiano iniziato a fare graffiti? Voglio dire, cosa avete provato quando in quei giorni avete visto l’hip hop e i graffiti diffondersi in tutti gli Stati Uniti e non solo, nè eravate felici?

Ero orgoglioso. Ero molto orgoglioso di vedere la mia cultura, sai, qualcosa di cui facevo parte, che ero lì fin dall’inizio, quando tutto è iniziato, e che ho visto crescere con i miei occhi fino a diventare qualcosa di incredibile, che la gente ha abbracciato, che è piaciuto a tutti e che è diventato così controverso e così radicale che non si poteva fermare.

Molte persone lo odiavano, ma non riuscivano a fermarlo, quindi sono molto orgoglioso di far parte di questa cultura, di vederla diventare un fenomeno, di vederla diventare mondiale, sì, è qualcosa di bello, ne sono orgoglioso.

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Pubblicato il 1 dic, 2022