PERCHÈ MI HAI CHIESTO DI USCIRE?

Rubrica: Ca va sans dire

Autori: Santè Somminuti

Tempo di lettura: 2 minuti.

T’ho chiesto di uscire perché la prima volta che t’ho vista ho sentito la magia; non so se hai presente, quando camminando sotto i portici della city con una sigaretta in bocca o quando con il braccio appoggiato al finestrino di un autobus, alzi lo sguardo perché senti quello, vedi quello, senti che vuoi quello, non quella persona, ma proprio quello, quello che emana la sua anima, come un odore che inebria dolcemente le api in primavera, quella calamita che ha attirato la tua attenzione, quello che al percepirlo ti sembra di conoscere da sempre, tipo le parole di una vecchia canzone trasmessa da una radio indipendente, quando tiri dritto anche se hai trovato parcheggio, solo per poter continuare a cantare, solo, a squarciagola, come un disperato assetato di vita.

T’ho chiesto di uscire per far finta di essere sano; sono 9 mesi che mi sento morto dentro, come se le membra si muovessero guidate da un pilota automatico; la mia coscienza è partita per la tangente da tempo: scelte sbagliate? Scelte giuste? Scelte; scelte e nulla più; 23 anni sono pochi se pensi da adulto, ma sono tanti se pensi da bambino. 23 anni…sono adulto o bambino?

Sono cresciuto.

T’ho chiesto di uscire perché non mi va proprio giù di essere giudicato per quello che non sono. Non mi va proprio di essere giudicato per quello che realmente non sono; manco io so chi sono, come puoi saperlo te. Anzi, te, si, proprio te, lo sai chi cazzo sei te? Hai conosciuto una sfumatura, forse due, forse 3; sfumature di un colore, anzi, di una tavolozza di colori, sfumature di un io, labile, ma paradossalmente definito. Mi hai conosciuto in un momento particolare della mia vita, momento da far invidia a Tyler Durden. Può essere che questo momento duri da una vita, ma è un discorso a parte, che solo bevendo e fumando in disparte, forse, sarebbe emerso con il tempo.

T’ho chiesto di uscire perché nelle ultime due settimane ho studiato un quarto d’ora.

T’ho chiesto di uscire perché sto bene, perché sto male, perché non so come stare; l’insoddisfazione è una componente essenziale dell’animale uomo, ma ho bisogno d’amore per Dio!

T’ho chiesto di uscire perché non so cosa voglio da te, so solo che lo voglio; desidero assaporare quello che la magia mi ha dato l’illusione di assaggiare.

T’ho chiesto di uscire perché ho saputo che finalmente hai accannato quel coglione.

T’ho chiesto di uscire per sapere come stai, per sapere come te la passi; entrambi ci aggiriamo per le tenebre: lo si legge nelle iridi dilatate di una coscienza ubriaca di alterazioni, lo si legge dalle macchie bluastre che accompagnano pupille per le quali incontrarsi non è possibile, se non per qualcosa scambiarsi: occhiaie che fanno da tappeto a ciglia scure.

T’ho chiesto di uscire perché mi sento solo.

T’ho chiesto di uscire perché entrambi preferiamo la solitudine condivisa; entrambi, ad uscire per la city, preferiamo farci una boccia di vino e qualche storia davanti netflix, stirare assieme su un divano; accarezzarsi i capelli per rintracciare ad ogni carezza qualche pensiero, qualche idea che chissà come, chissà perché, è rimasta ancora nascosta lì, nella testa, nella pelle; stupirsi ad ogni bacio, scoprendo che le labbra possano bagnarsi dal desiderio per poi asciugarsi una volta esaudito.

T’ho chiesto di uscire perché sto fuori come un balcone.

T’ho chiesto di uscire perché non riesco a smettere di bere.

T’ho chiesto di uscire perché non mi fido di te.

T’ho chiesto di uscire perché quando sarò capace di amare vorrei ci fossi tu al mio fianco.

T’ho chiesto di uscire perché sei un’artista.

T’ho chiesto di uscire perché non sei fascista.

T’ho chiesto di uscire perché non riesco a smettere di fumare.

T’ho chiesto di uscire perché ho voglia con te di fare l’amore".

Pubblicato il 13 feb, 2022