M1L4N0

Rubrica: Ca va sans dire

Autori: Santè Somminuti

Tempo di lettura: 3 minuti.

Sento il cervello piccolo piccolo, minuscolo, come una nocciolina; percepisco una fottuta emicrania: storie con alle spalle 3 ore di sonno consumate sopra un autobus, intervallate da luci rosse che si accendono ad ogni fermata alle varie “stazioni”: magari devi scendere a Siena ma esci dal coma a Firenze. Sento freddo, metto il cappuccio, ora fa più caldo, si sta bene; non lo faccio da tempo, lei è paziente, delicata, fine, elegante: movimenti sinuosi rimembrano vita in un guaglione che al primo round troppo presto viene. A letto senza cena, aria tesa, freddo siderale sotto coperte d’ospedale. È il momento di un’altra storia, altro giro, altra corsa, non mi sento più, ma ci sono, esausto, recupero il tempo, 4 accordi sul 4/4: la mano destra viene traghettata verso il centro dell’universo, smells like teen spirit. È buio lungo canale Navigli, forse dovrei fare il test dell’hiv; è una di quelle cose a cui non pensi mai, anche se dovresti e lo sai.

Ore 11:35

Un dolce buongiorno: pane, nutella, na tazzurella e caffè ca sigaretta coppa pe nun verè.

È proprio una bella giornata, se verso il cielo volgi lo sguardo noti una leggera nebbiolina, naturale o artificiale che sia; da Ponale M5 direzione San Siro Stadio, fermata Tre Torri: boccia di rum a city life vista casa Ferragnez, saluto Leo che si sporge dal balcone mentre monfrè Antonio scola il fondo, la Vitto caga vomito con il padre latitante che dietro uno smartphone la riprende. S’è appena fatta mezzogiorno e nel cervello una leggera nebbiolina, naturale o artificiale che sia: cervelli bacati, bucati, rinfrescati da abordabili Bacardi.

Mi sono aperto, non se se ho fatto bene, mi capita raramente; le vibes sono buone, la vita è una e una sola, ogni lasciata è perduta, non mi sono mai immaginato oltre i trent’anni, ora che è il momento di farlo ho paura di non arrivarci. Non so se fermarmi a Bologna per il ritorno, vorrei prendere un caffè con Azzurra Vista due torri e non vista torri degli asinelli, ancora non ho fatto il biglietto.

Dentro una sottile guaina di lattice gettata in un cestino dell’indifferenziata, al sole essicca vita. Con la pillola c’è l’8% di probabilità di rimanere in cinta, non sarei pronto per un figlio ma sarei pronto per il mio primo aborto; nuoto in un mare di congiuntivi.

Caffè, avrei bisogno di un fottutissimo caffè, sono alla disperata ricerca di un argomento di cui parlare; torniamo verso Bicocca e imbocchiamo a una mostra gratis al Pirelli Hangar, quando camminiamo il silenzio che ci divide eccita: è solo allora che sai di aver trovato qualcuno di davvero speciale, quando puoi chiudere quella cazzo di bocca per un momento e condividere il silenzio in santa pace. Caffè al tramonto di una timida domenica d’inizio marzo. Caffè dall’aroma metallico dentro uno squallido bar travestito da gelateria: mi accendo una sigaretta, anzi, un drum; un pulcino festeggia il compleanno, c’è una festa, c’è un clown, c’è un essere di sesso femminile che anima cuccioli di scimmia. Caffè preso in piedi al bancone. Sono in una cazzo di realtà onirica: an eye on breath ghosts blinde; Cattelan sta intrippato coi piccioni. Da Ponale M5 direzione San Siro stadio, scendiamo a Garibaldi per imboccare sull’M2 direzione Abbiategrasso, fermata Romolo; dopo cena ci sediamo ad un pub e ordiniamo una boccia di Bianco Argentino: na merda fotonica ma viene poco. Vista canale Navigli, mi accendo una sigaretta e mentre l’assaporo ripenso che forse dovrei fare il test dell’hiv; è proprio una di quelle cose a cui pensi anche se poi non fai mai

Ore 23:35

Tra poco chiude la metro, nella tasca destra del giaccone becco un tappo di sughero e se damo con la bottiglia semi nascosta nell’interno della borsetta, il gioco non vale la candela ma ci tagliamo. Una tipa castana, carina, sulla quarantina, ben vestita, sembra che abbia appena staccato da lavoro, ha un borsone nero con sé, fa segnalazioni con il cell su chi non indossa la mascherina in metro: the snitch.

Ho una visione: il mio destino fermo ubriaco a merda alla guida di una panda 750 rossa sulla Salerno-Reggio Calabria.

Una bambina sui trampoli minimamente vestita urla senza mascherina a fine vagone, sta sbronza a merda, sta per essere segnalata, non ho pensieri perversi su di lei: sono fiero di me. Latte condensato versato su di un letto da una piazza e mezzo; i nostri sguardi s’incontrano, non è la Vignali ma son contento: una chica esperta è difficile che menta.

Example image

Pubblicato il 6 mar, 2022