Station to station

Rubrica: Ca va sans dire

Autori: Santè Somminuti

Tempo di lettura: 2 minuti.

Ricordi ovattati da fiumi di fumi, la sveglia è suonata alle 10 l’ho rimandata di 5 minuti in 5 minuti fino alle 10’55; una piacevole presa a male mi fa da coperta una volta uscito dal letto, prendo il cell e mentre faccio colazione rivedo le esibizioni di ieri al primo maggio; brividi lungo la cervicale scendono verso l’osso sacro, dopo latte cacao, caffè e abbracci mi siedo sulla tazza, uno sputo nel ciclone dell’evoluzione. Ariete a maggio è già Toro, pillole su pillole, squagliate a mani nude data la qualità della materia prima, cioccolato che al concaggio ai Maitre chocolatier Lindt farebbe invidia.

E quindi? Quindi una ragazza accasciata in terra da mezz’ora evita che la gente ci schiacci, la musica non c’è, arrivano i volontari della croce rossa e una volta accertati che quella che abbiamo di fronte è una sorte di overdose da thc e zucchero fermentato (nulla di apparentemente grave) ne faccio su una e poi ancora un’altra.

Imbocco in bici dopo pranzo per riprendermi dal torpore di canne di bambù per bambini cresciuti che intasano fermate d’autobus in uscita da scuola alla 6’ ora. Seduto su una sedia scruto il sole alle 17:39, se mi chiami ti da spento, ormai sono al 2%, ma fotte sega e continuo a scrivere sulle note con la luminosità al minimo. Tra esattamente 12 giorni iniziano gli esami, ne ho 3 da dare, da stasera cambio di regime anche se arriva la bella stagione e aumentano gli impegni distesi sui graticci d’uva stesi al sole; mercoledì dovrei andare a Roma, martedì prossimo dovrei andare a Roma, ieri sono andato a Roma. Questione d’incastri.

La mia personalità si ricostituisce piano piano, pezzi di dignità sparsi lungo il percorso come filo di Arianna per Teseo provano a ricordarmi chi sono. Immagina, quella scimmia evoluta, forse già bipede, forse ancora no, che ad un certo punto si pone, guardando la luna con le sue stelle nei flipper, la fatidica domanda:

Chi sono io?

E magari poi provare a condividere questa sua riflessione in un linguaggio ad oggi per noi incomprensibile, ma comunque un codice comunicativo, a cui loro davano un senso, come noi con le lingue, provare a condividerla con i soci della tribú. Ed ognuno dei presenti, intorno al fuoco che illumina la pioggia di stelle cadenti, anche se non siamo a San Lorenzo, come compari lungo il bancone di un bar, prova a comprendere quella sensazione che un’altra scimmia, appena avuta l’illuminazione, sta cercando di comunicare. L’Europa è persa. Draghi è un rettile. Puntati sulla tangenziale direzione globalizzazione, capo treno USA e getta, eppure siamo una specie tribale, cazzo, penso; non siamo che scimmie evolute; se affermassi che non ho paura, arrestatemi prima che sia troppo tardi, sicuro staró mentendo, con la mente in viaggio stazione dopo stazione verso un equilibrio che una volta raggiunto sarà pronto ad essere infranto in mille pezzi di ricordi ovattati da fiumi di fumi.

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Pubblicato il 15 maggio, 2022